04 Il 2004 è il primo anno, prende vita a partire da questa data un’esperienza unica sul territorio nazionale che vedrà coinvolti circa ottocento giovani artisti e creativi. Per costruirlo viene incaricato il Guado, fucina di sperimentazione e di artisti fin dal 1969. Il nome scelto è INVERART nome composto dalle parole Inveruno e arte, ma anche figlio del verbo inverare, rendere possibile; rendere, appunto VERO. Un’esperienza di condivisione, non intracompetitiva ma volta a costruire insieme un vero e proprio Padiglione d’Arte Giovane (PAG).

05 Nel PAG interagiscono gli artisti del Guado, i partecipanti (come si vede dagli elenchi sempre più numerosi), i membri della Consulta Giovani del Comune di Inveruno, i soci di Rockantina’s Friends e giovani amministratori. A Inverart si fa formazione sul campo. La manifestazione avviene in circa 2.000 metri quadrati di struttura tensoattiva coperta e riscaldata. Il Padiglione vede di anno in anno crescere la partecipazione e la curiosità di operatori, intellettuali, artisti. Centotrenta circa i metri lineari espositivi punteggiati da disegni, dipinti, sculture, installazioni, oggetti di design, cortometraggi… Poesie, pensieri e progetti.

06 Il Padiglione è uno spazio di libertà espressiva, ai partecipanti viene richiesto il massimo impegno nella sperimentazione e nella ricerca. L’obiettivo è la qualità creativa, gli aspetti mercantili non hanno nessun peso nelle scelte e negli allestimenti. A Inverart uno degli obiettivi principali è la formazione dei ragazzi. Capacità di collaborazione, organizzazione di una esposizione, attività di lavoro in team. Ai giovani (spesso giovanissimi) partecipanti viene spiegata la differenza tra mondo dell’arte e mercato di riferimento, in modo che possano procedere nel cammino con maggiore preparazione e consapevolezza di ruoli e funzioni.

07 Importanti le collaborazioni istituzionali nel corso di questi anni. La Società Umanitaria, l’Accademia di Belle Arti di Brera, i licei Einaudi di Magenta (con cui abbiamo stretto una importante collaborazione), Candiani di Busto Arsizio, il Carlo Tenca di Milano e altri. Il rapporto con le scuole si sta consolidando e dal 2023 all’interno di Inverart si svolgeranno laboratori d’arte appositamente dedicati ad allievi dei licei artistici tenuti da artisti provenienti dal PAG. Il ciclo di crescita e formazione, vero nucleo del PAG troverà quindi nuova energia.

08 Sono molte e di diversa provenienza le associazioni, i gruppi e collettivi di artisti che, nel tempo, hanno partecipato e arricchito il Padiglione. Lo scambio di esperienze, favorito dalla convivialità della situazione ad Inverart, ha sviluppato moltissime sinergie e dato vita a varie proficue collaborazioni tra artisti. L’apporto di gruppi organizzati è sempre utile nell’ottica del confronto ideale e progettuale.

09 Durante diverse edizioni la Società Umanitaria, uno dei sei Enti storici milanesi della Formazione, ha premiato i vincitori del Concorso Nazionale di Borse di Studio alla Ricerca Artistica ad allievi degli Istituti pubblici di Alta Formazione Artistica, con la partecipazione al PAG. L’Umanitaria è partner del Guado dal 1994. Sostiene il PAG e le sue idealità dal 2006. L’Umanitaria fu, con Boccioni, l’artefice del primo Padiglione d’Arte Libera nel 1911.

10 Agenzie di comunicazione, quotidiani, periodici… il Web, sempre più importante attraverso i “social”, si occupano, in un crescendo di attenzione, del PAG Inverart dedicando spazi, intervistando gli organizzatori e i rappresentanti degli Enti pubblici coinvolti. Il successo è oramai palese, attestato anche da critici come Philippe Daverio, Giorgio Seveso, Rossana Bossaglia, Andrea B. Del Guercio.

11 In alcuni momenti il Padiglione si trasforma in un luogo di sperimentazione creativa anche per la musica e la poesia. Ospiti scuole superiori e istituzioni musicali come l’Associazione Mozart Italia portano il loro contributo, spesso innovativo. I giovani sono sempre protagonisti attivi e liberi, nel segno della ricerca, della crescita personale e della assunzione di responsabilità.

12 La fotografia a Inverart ha una speciale sezione che di volta in volta ha visto come referenti diversi professionisti del settore particolarmente sensibili ai temi sociali e della formazione come ad esempio, Fabrizio Jelmini, Luca Domenico Calcaterra e Nino Romeo. Ogni forma d’arte è benvenuta al Padiglione, nella convinzione che il mondo dell’Arte non abbia in realtà confini nelle metodologie espressive e nelle tecniche.

13 A Inverart sappiamo che le comunità, i territori, ma in fondo tutte le persone, hanno la necessità di nutrirsi di bellezza, di sogno, di cultura. In questo modo crescono e si sviluppano in modo armonico, proprio come fa il corpo quando riceve il giusto ed equilibrato nutrimento. Investire nelle capacità degli artisti è un ottimo sistema per contribuire a dare vita a comunità e territori più equilibrati, coesi culturalmente e quindi più solidali.

14 A Inveruno la continuità del progetto culturale fa parte di una cultura diffusa e tradizionale che proviene dal dopoguerra e, in particolare, dall’esperienza politica e amministrativa del Senatore Giovanni Marcora, Ministro in tutti i governi della Repubblica dal 1974 al 1982. Strutture e progettualità di questo piccolo comune dell’Altomilanese sono riconosciute come eccellenze a tutti i livelli e stimolano anche altri enti a impegnarsi in ambito culturale attraverso l’arte contemporanea. La continuità della proposta di qualità garantisce sempre i migliori risultati. Nel 2014 parte anche la prima edizione delle personali dedicate ai giovani più meritevoli: Dentro Inverart. Al CSBNO arriva l’Artoteca.

15 I protagonisti sono loro, i ragazzi. Nel Padiglione trovano (gratuitamente) uno spazio dove possono esprimere le proprie istanze creative, possono confrontarsi liberamente e cooperare nella costruzione di nuovi progetti. Ogni anno un catalogo delle opere a colori testimonia l’edizione presentando ad un vasto pubblico anche le note biografiche di ogni singolo partecipante. Il mezzo cartaceo si fa testimonianza tangibile e continuativa nel tempo delle varie edizioni di Inverart. La memoria è un aspetto importante per una migliore costruzione del futuro.

16 E poi c’è la musica di Inverart, i giovani amici di Rockantina’s Friends in cucina e nell’organizzazione generale. Tanti i musicisti e i gruppi che hanno portato note, speranze, sogni, pensieri… Ricordiamo ad esempio: Tre allegri Ragazzi morti, Omar Pedrini, Maurizio Solieri, Rezophonic, Vallanzaska… Un palinsesto arricchito di anno in anno che sa dare spazio e tempo anche a momenti di approfondimento letterario, storico e sociale con gli “aperitivi cultura”.

17 Un ruolo centrale è occupato dagli aspetti sociali in senso lato. Il Padiglione d’Arte Giovane cerca di fare anche da tramite tra le varie esperienze culturali e artistiche e il mondo delle fragilità. Gli artisti hanno doti e sensibilità in questo ambito che consentono di sviluppare presto vere e proprie competenze. I risultati si vedono, la coesione sociale ne trae beneficio.

18 Il terreno di coltura del Padiglione è nutrito da un folto gruppo di giovani che, anno dopo anno, si alternano nella gestione dei rapporti, nella ricerca di nuove personalità artistiche interessanti, nel coordinamento. In questo senso l’Accademia di Belle Arti di Brera negli ultimi anni in particolare ha saputo dare un contributo di modernità e consapevolezza significativo, di alto profilo. Abbiamo visto giovani preparati e consapevoli. Altro che bamboccioni… Molti “inverartini” sono diventati professionisti, il 9% dei partecipanti: circa 80 ragazzi.

19 Nessuno se l’aspettava ma nel 2019 si svolse l’ultima edizione di Inverart… pre pandemia. Molte le energie spese fin lì, le difficoltà, le delusioni. Molte però anche le grandi soddisfazioni, si era cresciuti insieme. Si era cresciuti facendo insieme una cosa bella e importante per tutta la comunità. A Inverart si sono sviluppate relazioni, sono nate aziende di comunicazione, si sono formati professionisti nell’ambito dell’illustrazione, della video art, del fumetto… .

20 Anche noi non ci siamo arresi, il PAG non ha chiuso i battenti durante i mesi duri del Covid. L’Amministrazione di Inveruno ha voluto provare a dare un segnale di grande importanza anche in quel periodo così impervio. E così, attraverso la collaborazione fattiva dell’attivissimo tessuto commerciale cittadino, Inverart è diventata una mappa dell’arte e per 2 anni le edizioni si sono svolte in modo diffuso sul territorio. Nei negozi, in Biblioteca, in Villa Verganti Veronesi, in chiesa.

21 L’arte resta viva; resta attiva: gli oltre 40 commercianti della vivace rete inverunese decidono, insieme, di lasciare alzate le serrande delle vetrine per mostrare la bellezza, per far vivere l’arte tra la gente. Le opere allestite in vari spazi pubblici e privati sono fruibili, sempre, gratuitamente per tutti. La mappa dell’arte viene consegnata a cittadini, visitatori, turisti. Si organizzano visite guidate. La creatività degli artisti… In mostra i Maestri del secondo ‘900 italiano.

22 La ripresa è complicata. Nuove sfide, il periodo è stato lungo e difficile per tutti. La voglia di stare insieme di nuovo però è davvero incontenibile. Il bisogno di socialità è innato e insopprimibile (speriamo). Inverart riprende dunque tra mille complicazioni, ma con molto vigore. Nuove strutture nel Padiglione, nuove disposizioni. Gli ospiti sono davvero tanti, in questa ultima edizione ricordiamo Pasquale Leccese, appena scomparso, che fu a pranzo con noi e i giovani artisti. Un’altra testimonianza di stima da parte di un appassionato operatore del mondo dell’arte.

23 Ancora da scrivere insieme…

(Il Guado, resoconto ideale, cronologico, predisposto in occasione della mostra e del convegno Artisti Oggi a Palazzo Isimbardi)